
Comincio oggi da un "cappello" turistico, visto che per la prima volta ho avuto occasione di mettere il naso fuori dall'albergo che è anche la sede di gara.
L'occasione è stata una cena offerta da un giocatore locale, il quale ha invitato l'Executive Committee della WBF in un magnifico club di stile tipicamente coloniale inglese, situato sul mare, quindi a quasi un'ora da dove si gioca. Io sono stato incluso - lo dico prima che qualcuno pensi che faccia parte dell'Executive Committee! - grazie alla mia amicizia con i locali, sviluppata nelle mie precedenti visite.
Il club, la cui fondazione risale alla fine del '700, ma la cui forma attuale risale al 1884, è una vera meraviglia del genere, grazie al perfetto stato di conservazione. Prima di arrivare alla Club House, si attraversano magnifici, vasti giardini all'inglese, che includono qua e là campi di tennis e di cricket, rigorosamente su erba. Uno spettacolo inconsueto per i nostri occhi, e quanto mai stridente con l'ambiente circostante, quello che si è offerto ai nostro occhi per arrivare alla destinazione finale. Fuori dal paradiso, infatti, più ci si allontana dal centro è più regna la povertà, evidente nelle strutture e nei volti. Questo da la cifra di quello che fu l'occupazione allora, e di quella che è ancora la profonda divisione che c'è nella società indiana, pur in rapida evoluzione, tra le classi sociali più abbienti e le altre.
All'interno, grandi volte, con innumerevoli ventilatori in funzione, i quali rappresentano quasi l'unica nota di colore diverso in un altrimenti omogeneo bianco, ed anche una rara eccezione ad un ambiente per il resto scarno di suppellettili e molto razionale; stuoli di camerieri in livrea, di giardinieri, di addetti di ogni genere al benessere ed al comfort dei fortunati membri e dei loro occasionali ospiti. Insomma, una vera e propria cartolina di quello che è un posto del genere nell'immaginario collettivo.
Ma veniamo al bridge giocato, more solito iniziando dalle signore, ed in particolare le nostre, le quali avevano due incontri morbidi, ed uno molto impegnativo. I primi due, Guadalupe e Pakistan, sono andati via abbastanza in linea con le previsioni: abbiamo incamerato 17.59 nel primo, e 15.00 nel secondo. Nel terzo abbiamo perso, e se anche questo ci poteva stare - peraltro anche la misura della sconfitta è accettabile: 12-26 nell'ennesimo incontro a basso punteggio - bisogna però dire che abbiamo giocato per ora due soli incontri contro le nostre dirette concorrenti alla qualificazione, e li abbiamo persi entrambi.
Niente di preoccupante, per carità, date anche, come detto, le modeste dimensioni delle due sconfitte, ma comunque un elemento degno di riflessione, visto che di quegli incontri ce ne mancano altri cinque, e saranno decisivi per entrare nei quarti.
Le nostre signore sono al momento seste, ed oggi sono attese da una giornata di fuoco, la quale dirà molto sulle loro possibilità. Si comincia con USA 1 - incontro che si potrà seguire su BBO - e si prosegue con la Danimarca. Si tratta delle campionesse del mondo in carica nel primo caso, e delle leader della classifica nel secondo. Infine il Giappone, ovvero l'undicesima in classifica.
Già detto della Danimarca ancora in testa, mi rimane da sottolineare che già dal secondo turno di ieri le prime nove posizioni sono occupate dalle nove favorite: questo è caratteristico del bridge femminile, dove la differenza tra le migliori e le altre è molto netta.
Nella Bermuda Bowl continua la leadership della Francia, squadra molto giovane, e giunta qua grazie ai famosi fatti che hanno portato al ritiro di tre squadre. Segue un abbastanza sorprendente Brasile, e dietro viene la Cina. Tra le squadre maggiormente accreditate alla vigilia arrancano USA 2 e l'Inghilterra, undicesima e dodicesima rispettivamente.
Tra i Seniors, l'Austria è tornata in testa, mentre sorprendono le due americane, solo settima e ottava, e soprattutto la Polonia, undicesima.
In tutte e tre le serie si girerà oggi la boa di metà gara, e si comincerà a vedere meglio quali potranno essere i futuri sviluppi, almeno in fase di qualificazione.
Maurizio Di Sacco