
Ben poco rimane da dire sulla strepitosa finale della Bermuda Bowl, se non ribadire – la considerazione è nei numeri – quanto schiacciante sia stata la nostra superiorità dall'inizio alla fine, e lanciare un nuovo, meritatissimo, "Grazie Azzurri!".
Di ben altro tono è stata la finale femminile. Dopo un lungo testa a testa nella prima giornata – le americane l'avevano conclusa avanti di 4.7 – le inglesi sembravano aver assestato un colpo decisivo nella quarta frazione, dove erano state capaci di accumulare 49 IMP contro uno solo delle avversarie. Niente da fare: nel corso di un drammatico quinto tempo, le "stelle e strisce" si sono riprese indietro tutto, più qualche interesse, concludendo sull'84 a 33, e presentandosi così a +7.7 quando è suonata la campanella dell'ultimo giro. Botte da orbi anche in quello, ma alla fine USA 2 ha vinto anche quel parziale di 1, e concluso a +8.7. USA 2 che è sembrata la squadra del destino: rientrata da un pesante passivo contro la Polonia – peraltro recuperandolo rapidamente – è poi sopravvissuta all'Olanda in un finale incandescente, dove era sotto di 15 con tre mani a finire, e quelle tre mani sembravano piatte. "Sembravano" però, perché le olandesi hanno trovato il modo di suicidarsi, perdendo con le loro mani 35 IMP! Questo mi ricorda una vecchia massima di Edgar Kaplan: "sembra che non ci sia linea di gioco con cui si può andare sotto, ma il dichiarante potrebbe trovarne una". Infine, come visto, ha dovuto lottare di nuovo duramente prima di prevalere in finale.
Per le inglesi, continua la maledizione della Venice Cup, trofeo che oramai da tempo immemorabile non riesco ad agguantare, a dispetto del generale domino che esercitano.
Molto appassionante anche la finale "Over 60", essa stessa decisasi solo alle ultime bracciate. Titolo alla Germania, certo non una delle favorite – o almeno "maggior favorite" della vigilia.
Infine, drammatica a sua volta la finale del Transnational, vinto dagli statunitensi di GORDON grazie ad un grande slam a picche che ha spezzato l'equilibrio a sole due mani dalla fine, quando oramai lo spareggio sembrava alle porte.
Maurizio Di Sacco