
Con Lauria-Versace dell’Estoril, Duboin- Sementa di Pechino e Bocchi-Madala di Ostenda, vincere questi mondiali non dico che sarebbe una pura formalità, ma quasi. Con queste tre coppie che giocassero all’80% del loro rendimento ottimale, saremmo superfavoriti. Ergo, vincere o no questa Bermuda Bowl dipende esclusivamente (o quasi) da noi. Ovvero dallo stato di forma delle nostre tre coppie nella seconda settimana di permanenza in Olanda. Visto a chi è affidata la squadra, la premiatissima ditta Lavazza-Ortensi e la certezza che questa guida saprà ottenere il massimo dai sei giocatori, mi espongo e dico che siamo i superfavoriti di questi Mondiali. Lo siamo, in particolare questa volta, per due ragioni. La prima è che siamo l’unica squadra che può contare su tre coppie che, oggettivamente, nessuno potrebbe non considerare tra le sei-sette coppie più forti del mondo. La seconda è che l’unica altra squadra che può contare su due coppie del livello delle nostre e su una terza coppia comunque sempre redditizia, non sarà in campo ad Veldhoven. Mi riferisco, ovviamente, alla squadra USA di Nick Nickell che non è riuscita a qualificarsi nei trials americani per la partecipazione alla Bermuda Bowl. I nostri eterni rivali, contro i quali tante volte la finale dei Mondiali si è decisa sul filo di lana, stavolta non ci saranno. Diciamolo chiaramente: questa, insieme alla Norvegia in qualche occasione, è stata l’unica squadra che ha sempre giocato alla pari con gli Azzurri e che, in un modo o nell’altro, è sempre riuscita a crearci grosse difficoltà. Senza gli americani veri, dunque, a contendere ai nostri la conquista del Titolo di Campioni del Mondo, saranno le altre due squadre targate USA e le migliori europee. Migliori europee tra le quali, però, non ci sarà la Norvegia che, dopo il passaggio della coppia regina Helgemo-Hellness a Monaco, non sarebbe comunque una squadra da temere o, almeno una squadra del livello di quella che, a cavallo dei due millenni, ci ha dato spesso filo da torcere. Olanda e Svezia sono quelle di sempre: un po’ le eterne promesse del bridge mondiale che però non sono mai riuscite, negli ultimi 15 anni, a centrare degli obiettivi veramente importanti. Stesso discorso, a livello un po’ più basso, vale per la Bulgaria: squadra grintosa e concreta ma alla quale manca un qualcosa per fare il salto di qualità. La Polonia “orfana” di Balicki e Zmudzinski, non è certo quella di qualche lustro fa. Infine Israele, al contrario, è una squadra in ascesa ma, a mio parere, non ancora matura per aspirare ad un grosso risultato a questi livelli. Della Cina poco si sa: non ci sono le coppie “storiche” che l’hanno rappresentata negli ultimi anni. Ma questo dato, considerata la realtà del bridge cinese, potrebbe essere un segnale d’allarme per chiunque perché potrebbe poter significare che i nuovi arrivati siano ancora più forti dei loro predecessori. In questo caso (ma non è detto che sia così) la Nazionale asiatica potrebbe essere la vera sorpresa di questa Bermuda Bowl.
Ed arriviamo ora alle due squadre americane. Preciso subito che, a mio giudizio, queste sono la terza e la quarta più forti squadre USA. Oltre ai supertitolati campioni di Nickell infatti, negli ultimi due anni la squadra americana che ha vinto di più è stata quella di Diamond con Greco-Hampson e Gittelmann-Moss. Detto questo, va anche precisato subito che, dato il livello di vertice del bridge statunitense, anche le due squadre presenti qui non sono certosa prendere sotto gamba. Quella di Fleisher, il capitano sponsor che gioca con Kamil, può contare su quella che tutti ritengono la migliore coppia americana dopo i meckwell: Levin-Weinstein e su una coppia che, per regolarità ed esperienza, non è seconda a nessuna: Martell-Stansby. A parità di forma, comunque, nessuna di queste due coppie vale una delle nostre anche se Levin e Weinstein,che, oltre che fortissimi bridgisti, sono anche dei giocatori di carte nati e capaci di rischiare (Weinstein è considerato uno dei più forti pokeristi del mondo), sono una coppia in grado di mettere in difficoltà chiunque. Non c’è dubbio che, in un’eventuale finale con questa squadra, l’obbligatoria presenza dello sponsor e del suo partner in almeno 4 turni su 6, potrebbe giocare un ruolo fondamentale a nostro favore.
L’altra squadra americana è una delle squadre più giovani che abbiano mai giocato un mondiale. Il più noto dei giocatori di questo team è Joe Grue che, da junior, ha vinto di tutto e di più. Sul piano squisitamente tecnico questa squadra, che pur ha vinto contro Diamond, che era strafavorita nella finale dei trias per USA 2, non è al livello dell’altra squadra americana né, tanto meno, della nostra. E’ però squadra pericolosa per l’estrosità di un paio di giocatori del team che, se in giornata di grazia e con la fortuna dalla loro, possono mettere in piedi colpi incredibili. Se il bridge fosse una scienza esatta comunque, né questa squadra né alcuna delle altre dovrebbero avere serie possibilità di vittoria contro l’Italia. Ma il bridge scienza esatta non è ed il fattore fortuna, anche su un incontro sulla lunga distanza, potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Diciamo che, se tutto dovesse andare come si spera e si crede che debba andare, la seconda vittoria di una Bermuda Bowl del New Blue Team, potrebbe, anzi, dovrebbe, arrivare proprio a Veldhoven tra qualche settimana. Tenendo comunque conto che, come detto poco fa, il bridge non è una scienza esatta, diciamo che, per questa squadra (che uno dei nostri alfieri definisce la più forte che l’Italia abbia mai messo in campo dai tempi del Blue Team), l’obiettivo primario è la vittoria, che un ingresso in finale sarebbe comunque un risultato più che dignitoso e che l’ingresso in semifinale sarebbe un risultato appena appena accettabile
Alberto Benetti