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22/06/2011
European Open a Poznan - Diario 4
Visto che siamo ancora nella prima metà della semifinale del Campionato a Coppie Miste sul quale, quindi, non c’è molto da dire se non invitare gli interessati a leggere la classifica parziale sul sito www.poznan2011.pl, e visto che le squadre italiane sono uscite dal Campionato a squadre nel quale sono andate in finale la squadra francese di Zimmerman e quella olandese della Vriend, mi dedicherò a parlare un po’ della città che ci ospita anche se non certo con la meticolosità e la preparazione che hanno caratterizzato in passato le “cartoline” dell’amico Di Sacco. Non prima però, di aver precisato 2 cose.
   Primo che, al contrario di quello che possa aver lasciato intendere parlando della scelta di Poznan per questi Campionati, voglio precisare che non ho nulla contro la Polonia in generale né, tantomeno, contro Poznan in particolare. Anzi, da oltre un quarantennio sono un ammiratore del popolo polacco e, almeno sino a quando sono stato in qualche modo interessato all’argomento donne, soprattutto… delle polacche. Quindi niente di personale contro Poznan in sé. Quello che continuo a non spiegarmi è come si sia scelta una località come questa per un Campionato che, sebbene serissimo e di altissimo livello, nelle passate edizioni è sempre stato anche un Campionato “balnear-vacanziero”. Tutto qui.
   La seconda cosa che voglio precisare, a beneficio dei lettori di media cultura (quelli veramente colti non hanno bisogno di questa precisazione e quelli di bassa cultura non si sono certo mai posti il problema), è che Poznan non è Potsdam. Mi spiego: prima di venire qui, da parte di qualcuno, in Italia, ho sentito dire che Poznan altro non è che il modo polacco di chiamare la città tedesca di Potsdam. Insomma a Poznan sarebbe successo quello che è successo alla fine della seconda guerra mondiale alle città tedesche di Danzig, diventata Gdansk o di Breslau, diventata Wrozclaw. Poznan è sempre stata Poznan e Potsdam è sempre stata ed è tuttora Potsdam. In tedesco, tra l’altro, Poznan si chiama Posen. E’ vero che ha fatto parte della Prussia prima (dal 1848) e dell’impero tedesco poi (dal 1871) sino al 1919, ma è una città di cultura e di tradizioni polacche a differenza di Potsdam che è una città tedesca al 100%. Ovviamente 80 anni di dominazione tedesca hanno portato ad una certa germanizzazione della popolazione ma, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, il regime comunista polacco ha provveduto a rimettere le cose in ordine con le buone o con le cattive.
   Precisato questo, non mi resta che aggiungere che, al quinto giorno di permanenza in città, non posso che confermare l’impressione avuta il primo giorno: ovvero che questa è una tipica città mitteleuropea “senza infamia e senza lode”. Di notevole c’è solo la piazza centrale con i palazzi seicenteschi che la circondano e la Chiesa di San Stanislao al centro e, soprattutto, la Cattedrale, una delle più antiche d’Europa costruita prima dell’anno 1000. Come tutte le città di questa parte d’Europa, nei secoli è stata contesa da tedeschi e polacchi e, dopo essere stata, secondo alcuni studiosi, addirittura la prima capitale di uno Stato Polacco, ha fatto poi parte del Magdenburgo tedesco per poi tornare a far parte della lega polacco- lituana e poi di nuovo, come detto all’inizio, della Prussia. Ormai da quasi un secolo è comunque una città polacca particolarmente importante dal punto di vista culturale visto che è sede di una delle più importanti Università del Paese. In tempi recenti, Poznan è balzata agli onori della cronaca quando, nel 1956, è stata teatro di una protesta contro il regime comunista repressa nel sangue.
    Per concludere in gergo da esperti gastronomi, direi che Poznan è città che “ merita una deviazione” se si capita da queste parti ma che non merita certo un viaggio.
   Domani torneremo a parlare di bridge.
   
   Alberto Benetti
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