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12/09/2009
Cartoline da San Paolo - 12
Per “Carte… le migliori degli Azzurri, e non solo” vedere link a fine articolo.

Il tempo, qui a San Paolo, è stato assai sconcertante in queste due settimane, le quali trovandoci, nell’emisfero australe, si sono dipanate negli ultimi giorni dell’inverno.
   All’arrivo, una temperatura abbastanza fredda, seppure non proprio rigida, poi un’esplosione di sole che ha visto molti giocatori alzarsi presto per andare in piscina prima di affrontare le dure sedute di gioco; negli ultimi giorni, invece, piogge torrenziali, che hanno visto cadere precipitazioni mai viste in questo periodo (oltre tre volte il normale, dice “La Fhola de Sao Paulo”). Ieri, prima sole, e poi di nuovo acqua, una pioggerellina fina, nell’ambito di una temperatura mite, insomma, i precordi della primavera.
   In definitiva, un clima pazzo, completamente fuori dagli schemi della stagione di questa zona del mondo (salvo che negli ultimi due giorni), e questo mentre, altrove sulla Terra, si verificavano ulteriori fenomeni climatici a loro volta “straordinari”. Un’inondazione ad Istanbul, che ha causato molte vittime nel quartiere più povero della zona europea, dove la mancanza di infrastrutture e gli abusi edilizi hanno fatto esplodere le poche tubature e intrappolato migliaia di disperati. Una serie di alluvioni in Cina, che dalla fine di agosto ad oggi hanno provocato la morte di oltre quattrocento persone, in condizioni, presumo, simili a quelle turche.
   L’uomo, come scrivevo ieri a proposito dello scriteriato disboscamento dell’Amazzonia, sta causando al nostro pianeta danni che rischiano di diventare irreversibili – vedi gli studi sulla concentrazione di CO2, e sui tempi necessari per smaltirla – e prende troppo tempo prima di passare a contromisure che oramai non possono più attendere.
   E neppure può attendere la riscossa degli azzurri, i quali sono sotto di 68.33 IMP con sole 32 mani da giocare, una situazione non ancora disperata, ma certamente drammatica. Sarà determinante il primo tempo di questa mattina, in onda su BBO alle 11.00 locali (le 16.00 in Italia).
   Dovessero vincere gli americani (cerchiamo di gufarli un po’), Mamhood Zia otterrebbe finalmente un titolo mondiale “maggiore” (uno “minore” lo ha vinto nel 2004, ovvero il World Mixed Transnational Teams). Il pakistano, però, come già a Istanbul, quando la sua coppia – allora giocava con Michael Rosenberg – fu determinante nel regalarci la vittoria nei quarti a suon di madornali errori nell’ultimo tempo, è il nostro migliore alleato; è stato infatti lui, negli ultimi due tempi, a prodursi in tre improvvisazioni licitative che ci hanno portato oltre trenta IMP e tenuto a galla.
   Bob Hamman, poi, toccherebbe con questa quota dieci vittorie, avvicinando Pietro Forquet e Benito Garozzo, che ne hanno dieci (ma rimarrebbe lontano Giorgio Belladonna, che di “Coppe del Governatore delle Bermude” ne vinse tredici).
   Mentre l’Open deve ancora arrivare al termine, si sono invece concluse sia la Venice Cup, che la d’Orsi Seniors Bowl.
   Nel Ladies, le deliziose e simpaticissime signore cinesi, le preferite di tutti, hanno finalmente spezzato l’orribile incanto di una qualche strega cattiva, riuscendo finalmente a portare a casa l’oro dopo quindici anni di tentativi falliti in vista del traguardo. Uno scrosciante applauso le ha accolte nella sala dell’Auditorium, mentre veniva interrotta la trasmissione di Italia-USA 2 per lasciare loro il meritatissimo proscenio.
   Yan Ru, Dong Yongling, Sun Ming, Liu Yi Qian, Wang Wanfei e Wang Hongli hanno dominato le avversarie di USA 1 dall’inizio alla fine delle novantasei mani dell’epilogo, perdendo un solo tempo, l’ultimo, di 1 IMP(18-19), e concludendo 220-148.
   Nel Seniors, i leoni d’Inghilterra hanno ruggito ancora una volta, riuscendo nell’ennesima rimonta. Gli inglesi, infatti, tanto per cominciare non dovevano essere a San Paolo, visto che a Pau erano arrivati settimi (ma con una diversa formazione), e dunque primi degli esclusi, ma hanno ricevuto il pass grazie alla rinuncia dell’Olanda. Poi, dominato il Round Robin, erano sopravvissuti di 1 IMP allo scontro con l’Egitto nei quarti, all’ultima mano, e grazie anche al carry-over. Di nuovo indietro contro l’Indonesia in semifinale, avevano prevalso grazie ad un bel rush finale. Infine, ieri sono arrivati al trionfo grazie all’ennesimo sprint sul filo di lana.
   Sotto a metà gara, gli arzilli sudditi di sua maestà hanno prima avvicinato i polacchi nel quarto tempo, vinto 25-5, poi sono passati a condurre dominando 41-8 il quinto, e infine, rimontati e indietro di 1 IMP a metà dell’ultima frazione, hanno ancora avuto la forza di prodursi nell’allungo decisivo, contenendo la Polonia 26-34, e concludendo 187-163.67.
   Anche per David Price, Paul Hackett, Colin Simpson, Gunnar Hallberg, John Holland e Ross Harper il meritato tributo della sala “rama”.
   Nel frattempo, proseguiva il World Transnational Open Teams, che ha prima disputato le semifinali, e poi la prima frazione di finale.
   Nel penultimo turno, i favoriti di Zimmermann hanno facilmente disposto di Russia, battendola 85-26, mentre Atreo Logistic Poland superava sì Deutschland, ma con qualche difficoltà in più, visto che i tedeschi erano ancora avanti a sei mani dalla fine. Lo spunto finale di polacchi non ha però ammesso replica, così che hanno finito per vincere 88 a 69.
   Nel primo tempo di finale, cominciato da Zimmermann con +5.5 di carry-over, Apreo Logistic Poland ha rimontato il gap iniziale e qualcosa in più, concludendo 34-32.5. Tuttavia, quello è stato anche l’ultimo tempo dove, presumibilmente, ha giocato lo sponsor della squadra, Pierre Zimmermann, così che ora in campo si dovrebbero vedere solo Helgemo-Helness e Baliki- Zdmudzinski, un boccone davvero indigesto.
   Infine, è arrivata a conclusione anche la competizione a squadre Board-A-Match, la City of San Paolo Cup, vinta, in un finale al cardiopalma, dagli argentini di Oyzum (Alejandro Bianchedi, Dragan Markovic, Antonio Muzio, Marta Putz), dopo uno spareggio a tre con Mark Gordon (Curtis Cheek, Mark Gordon, Joe Grue, Pratap Raijdhyaska), argento, e USA 1 (Douglas Doub, Frank Stewart, Adam Wildawski, Kit Woolsey), bronzo. Tutte e tre le squadre erano imbottite di giocatori spesso protagonisti delle competizioni maggiori della WBF, e dei National americani, a conferma della grande qualità anche dell’ultima nata tra le competizioni mondiali.
   
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