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17/08/2009
Cartoline da Istanbul – 3
Data l’impossibilità di andare in giro – i quartieri “nobili” della città, Taxim e Sultan Ahmeth sono ad un’ora da qui – mi devo affidare alle splendide memorie di un viaggio precedente per raccontarvi qualcosa. In particolare, vi presento oggi uno dei quattro monumenti più famosi, la cosiddetta Moschea Blu (Sultan Ahmet Camii).
   Il nome con il quale è universalmente nota deriva dal fatto che il turchese è il colore dominante nel tempio. Pareti, colonne e archi sono ricoperti dalle maioliche di Ýznik (l'antica Nicea), decorato in toni che vanno dal blu al verde. Rischiarate dalla luce che filtra da 260 finestrelle, conferiscono alla grande sala della preghiera un'atmosfera suggestiva quanto surreale. L’edificio, che risale al XVII secolo, è anche l'unica a poter vantare ben sei minareti, superata in questo solo dalla moschea della Ka'ba, alla Mecca, che ne ha sette. Tale particolarità architettonica è l'espressione delle manie di grandezza del sultano Ahmet I che, non potendo eguagliare la magnificenza della Moschea di Solimano né quella di Hagia Sophia, non trovò soluzione migliore per cercare di distinguerla dalle altre che aggiungervi due minareti supplementari.
   Dopo la Pace di Zsitvatorok e gli sfortunati risultati della guerra con la Persia, il sultano Ahmet I decise di costruire una grande moschea a Istanbul per placare Allah. Questa fu la prima moschea imperiale nel giro di quarant'anni. Mentre i suoi predecessori innalzarono moschee con il proprio patrimonio personale, Ahmet I utilizzò denaro pubblico, dal momento che non aveva ottenuto consistenti vittorie militari, provocando il dissenso degli ulema. La moschea fu edificata sul sito del Gran Palazzo di Costantinopoli, di fronte a Hagia Sophia (a quel tempo la più venerata moschea di Istanbul) e all'Ippodromo, un altro sito di grande valenza simbolica. La costruzione della moschea iniziò nel 1609: lo stesso sultano diede avvio ai lavori.
   Il bridge è stato per noi motivo di minore elevazione spirituale rispetto agli elementi culturali, visto che le nostre squadre hanno nel complesso zoppicato, sebbene due di esse abbiano ancora posizioni di rilievo.
   Italy Red, che partiva da un’ottima posizione, l’ha subito incrementata con un bel 25 ai danni di una formazione polacca (Oze-CkiS), ma ha poi smarrito la strada perdendo tre incontri di fila. L’ultimo match, vinto 18-12, li ha però riportati un pochino più su, al dodicesimo posto, 4 VP soltanto dalla qualificazione. 68 i VP di giornata, sotto media quindi, ma giocando sempre a tavoli alti.
   Italy Green, che era ieri ultima tra le nostre rappresentative, ha risalito la china incassando un totale di 87 VP, ma questi avrebbero potuto essere ben di più senza uno sciagurato 6-24 nel penultimo turno della giornata. Per giunta, causa l’indisciplina (duplice ritardo nel presentarsi al tavolo, davvero non scusabile), i nostri si sono anche visti penalizzare di 1VP. La qualificazione non è tuttavia un miraggio, visto che è lontana 16 VP, una distanza colmabile.
   Italy White, che partiva anch’essa da una posizione scomoda, ha invece avuto un andamento molto mediocre, perdendo pesantemente due incontri, pareggiandone altri due, e segnando infine un 25. 70 il loro totale di giornata, 5 sotto media, ma nell’ambito di tavoli di bassa classifica. La qualificazione sembra impossibile per loro, visto che il baratro che li separa dall’ottavo posto è profondo 30 VP, ma con una prestazione superba potrebbero ancora arrivarci.
   
   MDS
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